L’ADHD, o Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (DDAI), è uno dei disturbi del neurosviluppo più comuni, che si manifesta quindi fin dall’infanzia, solitamente prima dei 6-7 anni. Può avere un forte impatto sulla vita quotidiana di chi ne soffre, influenzando vari contesti come la scuola, il lavoro e la famiglia. Ma cosa significa vivere con l'ADHD? Quali sono i sintomi? E quali fattori lo determinano? Esploriamo insieme questo disturbo per capirlo meglio.
Dott.ssa Martina Lopez

I Sintomi dell'ADHD
L'ADHD si caratterizza principalmente per due categorie di sintomi: disattenzione e iperattività/impulsività. Questi sintomi devono manifestarsi in almeno due contesti di vita, come a scuola e a casa, per poter essere considerati parte del quadro diagnostico.
Ecco alcuni dei segnali più comuni:
Disattenzione: difficoltà a mantenere l’attenzione sulle attività, con distrazioni frequenti causate da stimoli esterni o pensieri interni.
Difficoltà a completare i compiti: le persone con ADHD possono iniziare molte attività senza portarle a termine.
Difficoltà organizzative: problemi nel pianificare e gestire il tempo, perdendo spesso oggetti o dimenticando appuntamenti.
Iperattività: un costante bisogno di muoversi, spesso accompagnato da una parlata eccessiva.
Impulsività: difficoltà ad aspettare il proprio turno o la tendenza a interrompere le conversazioni o essere invadenti con gli altri.
Questi comportamenti possono risultare problematici sia a scuola che in casa, compromettendo le relazioni e la capacità di svolgere le attività quotidiane in modo efficace.
Le Cause dell'ADHD
L'ADHD è un disturbo neurobiologico, cioè ha basi legate al funzionamento del cervello. Studi scientifici hanno riscontrato che chi ne soffre potrebbe avere un'anomalia nella struttura dei lobi frontali: in condizioni normali, il lobo frontale destro è leggermente più grande di quello sinistro, mentre nei soggetti con ADHD questa asimmetria non sarebbe presente.
Inoltre, sembra esserci una componente ereditaria significativa: i familiari di persone con ADHD hanno una probabilità del 30-35% di presentare lo stesso disturbo, suggerendo una predisposizione genetica.
Fattori di rischio e disturbi associati
L'ADHD è più comune nei maschi rispetto alle femmine e spesso si accompagna ad altri disturbi. Tra questi, il disturbo oppositivo provocatorio e il disturbo della condotta sono frequenti, così come le difficoltà di apprendimento scolastico. Questo rende la diagnosi e il trattamento del disturbo ancora più complessi.
Come si diagnostica l'ADHD?
Per una diagnosi accurata di ADHD, è necessaria una valutazione clinica completa che includa:
Osservazione del comportamento del bambino o dell’adulto nei diversi contesti di vita;
Somministrazione di test neuropsicologici specifici per misurare le funzioni cognitive legate all'attenzione e all'impulsività;
Scale di valutazione del comportamento compilate da genitori, insegnanti o, nel caso di adulti, da partner o familiari.
Un aspetto particolarmente importante nella diagnosi di ADHD negli adulti è il riscontro di sintomi già presenti durante l’infanzia, poiché l'ADHD è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta prima dei 6-7 anni di età. In questi casi, possono essere molto utili strumenti come le vecchie pagelle scolastiche, che possono fornire indizi preziosi su difficoltà di concentrazione, iperattività o impulsività presenti già durante l’infanzia.
Non esistono test neurologici o psicologici che da soli possano confermare infallibilmente la presenza dell'ADHD, ma queste misurazioni combinate con l’osservazione clinica sono fondamentali per una diagnosi accurata.
Conclusione
Conoscere l'ADHD è un passo importante per comprendere meglio chi ne soffre. Se noti segnali di disattenzione, iperattività o impulsività in tuo figlio o in te stesso, non esitare a consultare uno specialista per una valutazione. Essere consapevoli delle sfide che questo disturbo comporta può migliorare la qualità della vita e aiutare a trovare le giuste strategie per gestirlo.
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