Capita che le persone a noi vicino possano attraversare momenti difficili. Si vorrebbe fare di tutto per poterli aiutare. Alla ricerca della soluzione più rapida ed efficace ci si scontra con la propria impotenza di fronte al dolore. Non potremmo mai avere tutte le risposte e le soluzioni ai problemi, ma c’è una capacità insita in ognuno di noi spesso dimenticata e sottovalutata che può fare la differenza nell’aiutare l’altro. Quella a cui mi riferisco è la capacità di saper ascoltare.
Dott. Massimo Morgione
La ragione per cui abbiamo due orecchie
ed una sola bocca è che dobbiamo
ascoltare di più e parlare di meno.
Zenone di Cizio

Una Domanda Spiazzante
Seppur posta in varie forme, c’è una domanda in cui gli psicologi spesso incappano, ovvero:
“C’è una persona che conosco che sta male. Come posso aiutarla?”
È una domanda che risulta abbastanza spiazzante. Non conoscendo la storia della persona in questione è difficile dare una risposta mirata e soprattutto non esistono soluzioni preconfezionate già pronte all’uso che siano universalmente valide. C’è tuttavia qualcosa che ognuno nel suo piccolo può fare se si vuole aiutare qualcuno ed è un qualcosa per cui non servono né lauree né master. È una soluzione che si può racchiudere in una parola che può sembrare banale e scontata, ma che può fare la differenza se ben usata. Vuoi aiutare qualcuno? Inizia ad ascoltarlo. Il ragionamento è semplice:
Vuoi aiutare qualcuno?
↓
Per poter fare qualcosa devi prima capire il suo problema
↓
Vuoi capire il suo problema?
↓
Chiediglielo e ascoltalo
Si pensa troppo a “cosa posso fare?” e poco a “cosa so fare?”. Non esiste uomo che abbia la soluzione a tutto, ma tutti possiamo ascoltare, se lo vogliamo. Certamente ascoltare non risolverà tutti i problemi, ma è il punto di inizio da cui ogni atto di aiuto può partire.
Cos’è L’Ascolto
Ma perché l’ascolto è così importante? È qualcosa che va ben oltre la semplice ricezione delle parole dette. In sintesi si può affermare che l’ascolto prevede che ci sia:
Attenzione
Ascoltare non è un udire passivo o una semplice registrazione di ciò che l’altro ci sta dicendo. Vuol dire porre attenzione a ciò che ci viene comunicato riconoscendone l’importanza e dandogli il giusto spazio.
Attività
L’ascolto è il prerequisito dell’azione. Solo ascoltando posso capire la situazione. Solo capendo la situazione posso sapere cosa fare. Stare fermi ad ascoltare non vuol dire non fare nulla, è invece un momento importante che ci permette di riflettere su come poter agire in risposta a quanto ci viene detto.
Accoglienza
Come detto sopra, ascoltare serve a capire cosa fare, ma attenzione a non confondere azione con giudizio. L’ascolto serve a valutare ciò che viene detto, non a dire se quella situazione è giusta o sbagliata. Giudizi dati a caso o senza criterio, che siano sia positivi che negativi, rischiano di svalutare ciò che l’altra persona ci sta dicendo.
Rispetto
Certamente ci sono situazioni più gravi di altre, ma non per questo bisogna sminuire il dolore che l’altra persona sta tentando di comunicare. Meno grave non vuol dire che non è importante. Ogni dolore va trattato con la dovuta attenzione e rispetto.
Silenzio
Se l’ascolto è il prerequisito dell’azione, allo stesso modo il silenzio è il prerequisito dell’ascolto. Per poter ascoltare bisogna anzitutto stare in silenzio. L’altro deve poter avere modo di esprimersi senza che venga interrotto. Nel vuoto del nostro silenzio creiamo lo spazio per accogliere le parole dell’altro.
Relazione
L’ascolto non è solo comunicazione, è anche relazione. Tra gli interlocutori si crea un legame. Condividendo il proprio dolore si mostra una parte di sé difficile da esternare e verbalizzare. Ascoltando questa parte è come se accogliessimo in noi parte della sofferenza dell’altro. Quando ci si sente ascoltati ci si sente meno soli, come se il peso di quel dolore non poggiasse più totalmente sulle nostre spalle.
Cosa Evitare
Non è facile stare di fronte a qualcuno che soffre e ancor più difficile è parlare di quel dolore. Si vorrebbe trovare una soluzione il più rapida possibile e il più in fretta possibile. Si vorrebbe scappare da quella situazione e fingere che non esista. Invece ci si scontra con la propria impotenza e si sta inermi a contemplare un dolore che non si sa come affrontare. Si sta in silenzio di fronte alle parole che ci vengono dette, un silenzio che è scomodo e che si vorrebbe subito riempire con consigli concisi e d’effetto. Si ricorre allora a frasi fatte e consigli banali che danno più conforto a chi le dice che non alle persone a cui vengono dette. Si finisce con lo scadere nel banale riempiendosi la bocca con i vari “Non ci pensare”, “Vedrai che con il tempo passa”, “Non è così grave”, “C’è chi sta peggio” ecc… Se si sta male certo che bisogna pensarci a quel dolore.
Il tempo non cura molto, anzi più si aspetta ad intervenire più si può aggravare la situazione. Ci sarà certamente chi sta peggio, ma non è una scusa per svalutare quello che si sta vivendo, non è una gara a chi sta più male.
Seppure dette con tutte le migliori intenzioni, queste frasi rischiano solo di sminuire quanto la persona sta provando.
Conclusione
È brutto soffrire. È brutto parlare della propria sofferenza. È brutto non sapere cosa fare. Più di tutto però, è brutto soffrire da soli e in silenzio. Volete aiutare qualcuno? Iniziate ad ascoltarlo.
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